E-bike in montagna, turisti in città: a quale prezzo?

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Un paio di giorni fa mi sono imbattuto in un interessante articolo pubblicato dal sito montagna.tv

Il titolo “E-bike in montagna, opportunità o inganno?”.

L’autore pone giusti rilievi, difficile per me che vivo in una città di mare averne immediata contezza, sulla distruzione di un patrimonio storico fatto di sentieri, mulattiere, passaggi e tutto per rendere semplice il passaggio dei turisti con le loro e-bike.

Specifica, e io concordo, trattasi di biciclette a pedalata assistita perché sono loro che permettono a chiunque di raggiungere posti altrimenti accessibili solo se ben allenati.

Voi sapete che io non ho alcun pregiudizio verso le e-bike, anzi, sono favorevole alla loro espansione.

Proprio perché permettono a chiunque di pedalare; ma come sempre avviene, non tutti hanno il giusto rispetto.

Eppure anche se condivido le osservazioni dell’articolo, non riesco a dare tutta la colpa alla e-bike in sé.

Chi segue questo blog da tempo sa che vivo a Napoli, una città che negli ultimi anni ha conosciuto un’esplosione turistica senza precedenti.

Abito nel centro storico, a due passi dalle mura greche, al confine esterno dei Decumani. Già da qualche anno assisto alle mercificazione del centro storico, spopolato prima delle sue storiche attività per far posto a friggitorie, bar e qualunque altra attività sia connessa al cibo. Perché pare che qui la gente venga per mangiare e basta.

Nell’ultimo anno la situazione abitativa è diventata emergenza, chiunque ha una stanza, un box, uno scantinato, lo trasforma in casa vacanza benché impossibile avere permessi ed abitabilità, ma al sindaco va bene così.

Gli amici di mia figlia che sono studenti fuori sede ricevono continue richieste di sfratto perché serve trasformare quelle abitazioni in case vacanze.

L’altro giorno sono andato a prendere lo scooter di mia moglie che riposa in un box dove il proprietario fitta singoli posti moto e nel box affianco fervevano i lavori.

E io, incontrato il proprietario “Ciao YYY, ho visto che hai iniziato a sistemare l’altro box, quando hai finito mi avvisi, mi serve un posto per settembre per una moto”

“No Fabio, ma quale box, sto facendo una casa vacanza!”

“Ah…”.

Usando lo stesso metro di paragone dell’articolo citato, la colpa sarebbe tutta dei turisti per questo sfacelo.

Invece no, la colpa è dell’avidità di chi sta distruggendo un patrimonio di arte, cultura, storia, tradizioni in nome del denaro.

Non che buona parte dei turisti che affollano questa città siano privi di colpe, trovo irritante la sporcizia che si lasciano dietro e quelli che ho richiamato perché buttavano a terra tranquillamente i residui del loro “cuoppo fritto” mi hanno risposto “ma siamo a Napoli, mica a Bergamo!”.

Offendendo questa città e anche i bergamaschi, che sono assai più intelligenti di loro.

Allora trovo un ulteriore responsabile: l’amministrazione cittadina.

Che da anni ha deciso di puntare solo su un turismo di massa di bassa qualità, mangereccio, godereccio e null’altro.

Ignorando che lì dove aleggia perenne il puzzo di fritto dimorava Croce, che in quelle stanze sopra il locale trend Vico elaborava la sua filosofia, che in quei vicoli addobbati per lo scudetto si muoveva il genio di Caravaggio: insomma, non siamo solo pizza e mandolino.

E così torno all’articolo di montagna.tv e mi chiedo, come fa anche l’autore in chiusura: la colpa è delle e-bike (nel mio caso i turisti cafoni) oppure di chi permette, incentiva o chiude gli occhi davanti allo sfacelo in nome di un effimero benessere economico?

Perché la sbornia finirà, in montagna come qui all’ombra del Vesuvio, e resteranno solo le macerie.

Questo il link all’articolo, vi consiglio la lettura.

Buone pedalate

COMMENTS

  • <cite class="fn">Adriano</cite>

    Overtourism e gentifricazione sono ormai senza ritorno. Forse, dico forse, una paio di sindaci qua e là, faranno qualcosa ma saranno spazzati via alle elezioni comunali successive. Il vento che spira è vento di distruzione immedicabile.

  • <cite class="fn">Befembeker</cite>

    E’ purtroppo quello che spesso definisco “effetto Decathlon”.
    E’ un discorso complesso e difficile da sintetizzare ma che si riassume in un concetto semplice: dare a tutti gli strumenti basilari per uno sport da la percezione che sia alla portata di tutti.
    Una volta per andare ad arrampicare (esempio a me caro) le attrezzature erano costose e non di facilissima reperibilità, e questo spingeva i più a “provare” non con un improvvisato amico ma affidandosi a una guida Alpina che ci metteva tecnica e attrezzatura e per cifre non sempre modiche (ma ottimamente investite) dava. un’infarinatura che evitava la tragedia.
    Altro esempio salire in montagna con la sola forza delle gambe limitava i ciclisti occasionali “in basso” laddove le difficoltà sono limitate, oggi vedo un sacco di gente “salire” aiutata dal motore e poi scendere rischianbdo di farsi male perchè se non sai portare una bici sullo sterrato in discesa…ma non devo spiegare nulla.

    PS due considerazioni Adoro Decathlon di cui sono assiduo cliente e pedali in ogni modo muscolare only, pieghevole e assistito

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